Perché riprovarci, a viso aperto.

Perché riprovarci, a viso aperto.

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Ho scelto di continuare a impegnarmi come segretario provinciale perché credo che il Pd debba essere il partito dei territori.

Mettere al centro il territorio significa che i nostri congressi devono prima di tutto discutere della nostra provincia e del suo futuro, non dei posizionamenti e delle “magliette”, di ogni genere esse siano.

Sono convinto che mettere al centro il territorio significa anche combattere la vera deriva del nostro partito: il correntismo, di nuovo e vecchio conio.

A chi entra nelle nostre sedi non dobbiamo chiedere “te con chi stai?” o “di chi sei?” ma, semplicemente, “cosa vuoi fare per il tuo territorio? Qui c’è un partito aperto a chi ha voglia di costruire e di dare una mano alla sua comunità”.

Bisogna mettere al centro il territorio perché c’è una “piccola” differenza tra noi e Roma: a livello nazionale siamo stati sconfitti ma in questa provincia, nelle elezioni comunali del 2012, siamo arrivati ai livelli più alti come Pd e come risultato dei candidati sindaco a livello nazionale.

Dobbiamo completare l’opera riconquistando, nel 2014, le amministrazioni che abbiamo perso nel 2009 in gran parte per le nostre vicende “fratricide”, penso a Pescia e a Montale in primis.

Vincere non è un valore in sé ma uno strumento; uno strumento per cambiare la società partendo dalle realtà locali. Nelle nostre amministrazioni locali mettiamo al centro, ad esempio, l’attenzione ai servizi sociali ed educativi, che vanno incontro alle esigenze delle famiglie e di tutti coloro che stanno pagando un prezzo molto alto per l’attuale crisi economica.

Vincere può permetterci di superare inoltre la storica frammentazione del nostro territorio, che ci ha indebolito tutti e che abbiamo iniziato a superare in questi ultimi anni. Ma bisogna fare ancora di più.

Come? Qui trovi i miei pensieri in alcune cartoline, qua il documento che sostiene la mia candidatura in cui proviamo a dare queste risposte.

Mi sono chiesto qual è la missione del Pd in questa fase storica. Secondo me è dare un nuovo senso alla parola “speranza”. Una parola diversa da sogno o illusione. La speranza vive di scelte concrete, quotidiane, credibili, non di funamboliche promesse. La speranza vince la rassegnazione che percepisco in tante persone con cui mi incontro.

Nel nostro documento abbiamo provato a dare un piccolo contributo rispetto a come, secondo me e secondo noi, possiamo dare un nuovo senso alla parola “speranza” qui ed oggi a Pistoia.

Non da soli. Insieme.

Marco

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