“L’unica alleanza possibile è con la coscienza della gente”. Una riflessione.

“L’unica alleanza possibile è con la coscienza della gente”. Una riflessione.

Nei giorni scorsi avevo promesso che avrei fatto una riflessione ampia su questo turno di elezioni amministrative.
Forse deluderò qualcuno ma non ho intenzione di fare le consuete riflessioni politiciste, politologiche o meno che mai scientifiche (al riguardo consiglio la lettura degli studi dell’istituto Cattaneo su Pistoia:…)
Questi anni da amministratore mi hanno insegnato che, nel nostro tempo, la riflessione politicista non è più sufficiente a spiegare come vanno le cose.

PRENDERSI CURA

Io penso che, come Pd, perdiamo quando non ci prendiamo cura.
Ogni giorno trovo molte persone disorientate e preoccupate. Viviamo in un tempo in cui si sgretolano certezze di anni, in cui siamo chiamati ad affrontare nuove e difficili sfide, in primis la questione migratoria ed una fase economica in cui la ripresa non produce ancora benefici diffusi dal punto di vista occupazionale. Incertezza, paura, solitudine: queste sono sensazioni diffuse tra le persone. Almeno io ne trovo tante. Condivido quando Gentiloni dice che i cittadini hanno bisogno di essere rassicurati. Questa è la nostra sfida.
Il primo dovere della politica è dunque esserci. Essere fisicamente accanto alle persone nei luoghi di incontro, nei paesi, nelle aziende, nei luoghi della difficoltà. Nei momenti quotidiani.
Esserci aiuta a contrastare queste sensazioni perché il cittadino può rivolgersi a qualcuno che rappresenta una istituzione in modo diretto e immediato. Se non ci siamo noi democratici, le persone troveranno sicuramente altri.
Dobbiamo fare meno convegni ed essere più spesso nei mercati e nei bar.
Dobbiamo dare valore alla quotidianità: nei Comuni la quotidianità sono le buche, l’illuminazione pubblica ed il verde.
Non siamo credibili nel definire grandi progetti o visioni quando non diamo la giusta importanza a queste cose. La vivibilità di un territorio ed il contrasto al degrado passano da queste cose, non dimentichiamolo. Ho riscontrato personalmente la rabbia dei cittadini quando non sanno a chi rivolgersi per piccole segnalazioni oppure perché non si è dato un riscontro, positivo o negativo che sia, ad una questione che ci viene posta.
Quando tutto questo avviene siamo avvertiti come distanti, snob, chiusi. Allora perdiamo.
Se siamo presenti, immediati, attenti alle questioni (anche le più piccole) senza derubricarle, se riusciamo comunque a dare una risposta che sia positiva o negativa e ci mettiamo la faccia sempre, anche quando è più scomodo, il filo non si rompe. Magari si prendono critiche ma viene apprezzato che ci siamo. Si costruisce comunità, si costruisce democrazia.
Perché essere in mezzo alle persone è anche un modo per coinvolgerle, informarle su quanto facciamo e sulle difficoltà che incontriamo. Le difficoltà non mancano e non vanno negate, anzi vanno raccontate nella loro realtà. Amministrare la cosa pubblica è responsabilità pro tempore degli amministratori, ma raccontare quanto facciamo è anche un modo per chiamare ad una comune responsabilità i cittadini rispetto al loro territorio.
Prendersi cura è esserci, non avere un atteggiamento spocchioso verso i cittadini ma parlare con un linguaggio di verità, coinvolgere, raccontare quanto si fa con le difficoltà che incontriamo.
Forse dobbiamo dire una cosa con chiarezza: la vera grande opera in Italia è la manutenzione del patrimonio pubblico (strade, scuole, verde pubblico,…)
Scontiamo al riguardo, dobbiamo dirlo, decenni di assenza di interventi; il Governo Renzi ha fatto molto,ad esempio sull’edilizia scolastica e sulle periferie ma consiglierei al Governo Gentiloni di intervenire anche sulle regole di bilancio per consentire agli enti locali di avere meno vincoli sulle manutenzioni di strade, verde pubblico, illuminazione e altro. Abbiamo bisogno di far vedere concretamente che ci prendiamo cura della vivibilità e del decoro dei nostri centri: per farlo serve liberare risorse dai bilanci dei nostri Comuni sia su investimenti che su spesa corrente.

IL PD INFRASTRUTTURA DEL CIVISMO

Il Pd secondo me riesce a vincere solo se incarna il civismo.
Il civismo non è improvvisare liste civiche di appoggio gli ultimi mesi.
Significa interloquire in modo diretto con le forze sociali più vive e radicate in un territorio, per portare avanti questioni concrete nell’ottica di far crescere un territorio: associazioni paesane, categorie economiche e sindacali, associazioni culturali e sportive. Ovviamente bisogna distinguere tra soggetti sociali che hanno una prospettiva meramente critica o che alimentano meri particolarismi e quelli che invece si muovono in un orizzonte positivo e costruttivo. Questi ultimi sono tanti e noi dobbiamo essere accanto a loro.
Allearsi con il civismo significa anche riconoscere che l’associazionismo e le forze sociali sono nostre alleate nel contrastare sentimenti di paura e di isolamento. Tutto ciò che crea aggregazione su uno spunto positivo è nostro alleato in questi tempi così difficili, in cui la chiusura ad ogni livello è propagandata da altri come unica soluzione.
Riconoscere e interpretare il civismo significa dare forza al senso di comunità ed interpretarne le aspirazioni più vere.
Quando invece pensiamo di essere gli unici depositari della verità, quando ci poniamo in maniera distaccata verso questi soggetti sociali perdiamo, perché ci isoliamo e non riconosciamo il loro valore di tenuta della coesione sociale di un territorio.
Il Pd nei Comuni vince quando interpreta questo spirito civico: si illude chi pensa che si possa sostituire a questo la sommatoria di partiti e loghi e che questo basti per vincere. Le coalizioni si fanno se si condividono le cose da fare ma se pensiamo che esse possano sostituire il rapporto forte e continuo con la società ci sbagliamo.

In poche parole il Pd vince se è un partito popolare e che si spende sulle questioni concrete in modo credibile, realistico, diffuso, misurandosi sulle cose con determinazione ma senza verità in tasca: questo significa contrastare il populismo e lo snobismo, tentazioni che albergano anche nelle nostre fila. Significa costruire coesione sociale, comunità, solidarietà.
Un partito concretamente popolare, capace di parlare più con le scelte che con le parole e di allearsi con tutti i cittadini che, assieme a noi, vogliano contrastare la paura e la chiusura che altri esaltano come soluzioni alle impegnative sfide del nostro tempo. Probabilmente su questo si misurano la destra e la sinistra nel nostro tempo, non su vecchie parole d’ordine che non dicono più niente alle persone.
Aveva ragione Toni Servillo nel film “Viva la libertà” del 2013: “l’unica alleanza possibile è con la coscienza della gente”. Non con la pancia, con la coscienza.

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