Sulle fusioni dei comuni, il coraggio di una scelta

Sulle fusioni dei comuni, il coraggio di una scelta

Intervenendo in Consiglio Regionale per la fusione dei Comuni di Abetone e Cutigliano ho voluto sottolineare alcuni punti in questo intervento.

Rispetto al riordino istituzionale della Montagna Pistoiese, in questi anni abbiamo prodotto solo parole ed un sostanziale immobilismo.
La nuova legislatura regionale, memore delle tante battute di arresto avvenute in questi anni, si è assunta su di sé la responsabilità di arrivare ad una soluzione, di cui possiamo discutere se è la migliore in astratto ma sicuramente è la più concreta, realistica e soprattutto condivisa, visto che su questa impostazione (fusione di Abetone-Cutigliano e di San Marcello-Piteglio) abbiamo trovato per la prima volta il consenso di tutti i consigli comunali interessati.
Il referendum svoltosi ad Abetone e Cutigliano ha fornito un risultato che adesso, come prevede la legge, è all’esame del Consiglio Regionale per le proprie valutazioni.
Il Consiglio Regionale della Toscana, a differenza di altre regioni, non ha mai formalizzato regole interpretative del referendum; altre regioni (es. Emilia per l’istituzione del Comune della Valsamoggia nel 2013) ritengono che la vittoria del “sì” debba essere valutata rispetto al complesso dei votanti e non in ogni singolo Comune da fondere.

La fusione dei Comuni di Abetone e Cutigliano è il primo voto di fusione di Comuni in questo nuovo mandato regionale e quindi, in assenza di un orientamento formalizzato nei precedenti mandati, abbiamo l’onere di individuare elementi distintivi che regolino il nostro orientamento non solo in questo caso ma anche nei prossimi che affronteremo in questa legislatura.
Il mio voto favorevole alla proposta di fusione di Abetone e Cutigliano nasce da due riflessioni:
– IL PROTAGONISMO DEI COMUNI RISPETTO ALLA FUSIONE. Il processo referendario non e’ stato subito ma è stato formalmente promosso (a ottobre 2014) non dal Consiglio Regionale ma da due consigli comunali eletti cinque mesi prima e quindi fortemente legittimati dai propri cittadini (a questo dato, come corollario, potremmo anche aggiungere l’elemento che tali consigli comunali, dopo il risultato referendario del 30 novembre u.s. non hanno adottato delibere che modificassero tale orientamento);
– UNA MAGGIORANZA QUALIFICATA DI SI’. il risultato referendario vede la vittoria del si non in modo risicato o di misura ma in una percentuale (75 per cento) che va molto al di là della maggioranza assoluta dei votanti.

Questi due elementi, il consenso e la volontà dei Consigli Comunali espressa in proprie deliberazioni mai mutate fino ad oggi ed una maggioranza ampiamente qualificata mi portano ad un voto favorevole a processi di fusione che dobbiamo incentivare in un quadro di un riordino istituzionale complessivo nel nostro Paese e nella nostra Regione, con il presupposto essenziale che essi debbano essere sempre fortemente voluti e non subiti dalle amministrazioni locali, proprio come avvenuto in questo caso.

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